lunedì, Aprile 29, 2024

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Assistenzialismo, un male nella cultura italiana e del lavoro

Oggi vorrei trattare una questione fondamentale che è l’assistenzialismo. Spesso si associa questo termine ad un ambito di politiche sociali.

Una definizione standard è questa: “Degenerazione del sistema di assistenza pubblica e sociale, in cui lo Stato interviene soprattutto con l’erogazione di fondi a cittadini o enti, senza un piano efficace per il loro utilizzo e allo scopo di acquisire consensi (qui).

Il concetto è grossomodo questo, tuttavia la sua degenerazione si sta ampliando e sta assumendo un’ampiezza generale e culturale.

Avete presente il detto “gli dai un dito si prendono tutta la mano?”

Il problema è proprio questo nel mondo del lavoro, alcune persone essendo abituate ad essere sempre supportate dallo Stato/ Famiglia/ Amici, si sono ridotti in alcuni casi ad una passività estrema.

Chi mi segue conosce la mia volontà di aiutare e supportare gli altri, ma bisogna smetterla di cercare scorciatoie o affidarsi totalmente agli altri. Bisogna avere il coraggio di agire ed essere protagonisti della propria vita.

La brava persona non è che si sostituisce agli altri, ma chi offre il proprio supporto e dota gli altri degli strumenti o conoscenze per essere autonomo.

Il paternalismo e assistenzialismo stanno facendo vittime e danni nella nostra società, perché de-responsabilizzano le persone. Nel contesto lavorativo o di ricerca di lavoro non c’è bisogno di sindrome da crocerossina ma di persone che abbiano anche il coraggio di dire “no, è per il tuo bene devi farlo da solo, io ti spiego come“.

Il mondo del lavoro sta assumendo una caratteristica ben precisa: si studierà sempre e si dovrà rimanere sempre al passo con le novità del proprio settore. Imparare ad imparare è il primo passo per assicurarci una vita dignitosa e non rimanere senza lavoro. Proprio per tal motivo la passività è un male che crea e creerà danni enormi.

Voglio fare due esempi diversi e che ho vissuto personalmente

L’educazione

Spesso vedo genitori o formatori ossessivamente presenti nella vita dei figli/discenti che non gli permettono di sbagliare e per il “troppo” amore li rendono fragili. Ho amici che non sanno cucinare, non sanno realmente provvedere a se stessi nonostante abbiano oltre i 20 anni, perché non sono stati abituati ad essere indipendenti ed assumersi responsabilità/rischi. Quando ero studente feci una tesi di laurea andando a studiare in una clinica con pazienti (adulti e minori) affetti dallo spettro dell’autismo.

La direttrice della struttura una volta mi disse: “Dario, il problema è che spesso o deficit di alcuni bambini li creano o amplificano i genitori con i loro modo onnipresenti e giustificazionisti. Alcuni non hanno particolari problemi fisici ma cresciuti in questi contesti acuiscono tutte le problematiche, la nostra prima lotta è nell’educare i genitori, solo dopo agiamo sui ragazzi/pazienti”.

Questo aspetto si ripercuote anche nella scuola, in cui spesso gli insegnanti sono oggetto di attacco da parte dei genitori che vedono i propri figli come “vittime” e non capiscono l’importanza educativa del difendere la Scuola.

Questi “personaggi” potrebbero essere gli stessi che pensano non ci sia nulla di male ad accompagnare i figli ad un colloquio e ritengono “innocente” essere presenti durante il colloquio del figlio. Storie realmente accadute! Mai portare il fidanzato/amico/parente ad un colloquio. Fatti accompagnare e al massimo aspetta fuori, ma non nella stanza del colloquio.

Pretendere un aiuto

Un altro evento spiacevole che mi accade è che alcune persone “pretendono” un mio aiuto nella stesura dei Curriculum Vitae. Io cerco di essere il più possibile disponibile nel dare un consiglio tecnico e di riferimento.

La mia idea tuttavia è che scrivendo delle guide offro gli strumenti per fare un Curriculum e fare divulgazione su questi temi. Non è possibile pretendere che io ti faccia il CV al posto tuo, perchè “tu non hai tempo”. Questo approccio nel cercare ossessivamente qualcuno che si assuma le responsabilità al posto tuo è “male” da combattere con dinamismo e pro-attività.

Non sai fare una cosa, apri Google e inizia a farti un’idea e poi al massimo ti confronti con qualcuno su LinkedIn, non pretendere di essere salvato dal Principe azzurro o Principessa azzurra di turno.

Aggiungo che anche il lavoro in remoto ha bisogno di persone autonome e responsabili, perché è basato sulla fiducia, se non si è responsabilizzati nella vita questa fiducia non la otterrete mai dagli imprenditori.

Chi mi conosce e segue, lo sa che io sono una persona disponibile, ma non farò del male a quella persona sostituendomi ad essa. Cercare supporto è una cosa, delegare è un’altra. Se questo mi farà apparire antipatico, mi sta bene.

Sbagliare fa crescere

Spesso vedo come in Italia si tenda a colpevolizzare chi sbaglia con una veemenza inutile, bisogna avere l’umiltà di capire che tutti sbagliano e solo perché in passato funzionava in modo diverso non è detto che quelle regole siano ancora corrette.

Nessuno nasce imparato, ma chi dovrebbe guidare gli altri, dimentica spesso il proprio punto di partenza.

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico!

Nessuno è perfetto, tutti commettiamo errori e questi sono il motore del cambiamento e del miglioramento.

Solamente chi non fa nulla, non sbaglia. Una frase banale, ma estremamente concreta e veritiera. Deve diventare un mantra o un motto per smuovere la coscienza di chi è impantanato da anni in uno stato di immobilità, tra cui i cosiddetti NEET (persone che non lavorano, studiano, nè si stanno formando).

In Italia i giovani NEET tra i 18 e 24 sono il 25,7% (Fonte qui), sono tantissimi. La questione non è relativa solo ai giovani, per questo l’ho definita culturale. Dobbiamo reagire a questa paralisi mentale che ci sta inibendo e rendendo sempre più fragili e poveri.

Il vero leader è chi rende leader altre persone, rendendole forti ed emancipate, no chi ha un seguito di caproni che a testa bassa e passivamente fanno quello che ordini. Quest’ultima condizione per me è la strada per essere mediocri.

In questa fase di evoluzione della tecnologia nelle imprese con la tecnologia 5G abbiamo bisogno di persone libere e capace di affrontare le difficoltà della vita con dinamismo e coraggio. Sbagliare è il primo presupposto per crescere e migliorarsi. Se ci si affida ad altri purtroppo si permane in uno stato perenne di mediocrità che metterà ai margini del mercato del lavoro.

#BeYourHero

 

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