lunedì, Aprile 29, 2024

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I concorsi pubblici, vale la pena farli? 5 problemi da considerare

Il tema dei concorsi pubblici crea fratture generazionali vere e proprie. C’è questo pensiero ossessivo del posto fisso in alcune persone “vecchie” mentalmente, come un paradiso da raggiungere, a cui ambire nella vita stile film di Checco Zalone.

“Tanto ora ci sarà il ricambio generazionale ed entreranno i giovani”. Lo dite o pensate leggendo i fatti o credendo alle favole?

Vediamo i fatti. Uno studio della Fondazione Consulenti del Lavoro ha evidenziato come per Quota 100: “Per ogni nuovo posto ci sono 3 persone che vanno in pensione” (qui per approfondire). Considerate che i consulenti del lavoro sono i massimi esperti in contabilità relativa ai costi del lavoro e le normative.

Quindi l’idea che si stia aprendo questo spiraglio ampio assunzioni è praticamente un fakenews.

Lo Stato ridurrà il numero di dipendenti, perché non ha i fondi per sostenerli e sostituirli. Il dato tra l’altro conferma una tendenza consolidata, infatti “dal 1991 al 2015 i dipendenti pubblici sono scesi del 10,5%” (Istat qui).

Prendersi la laurea o diploma e pensare di puntare a lavorare presso un ente pubblico è un danno che si può fare a se stessi. Non importa che si voglia lavorare in ASL, Comune, Ministero, Scuola o Università i soldi non ci sono e i posti sono pochi. Prima si ragiona per alternative concrete e meglio sarà per il proprio futuro lavorativo.

Questa percentuale di posti di lavori “nuovi” e “onesti subisce un ulteriore diminuzione, perché siamo un Paese molto corrotto. Anche se stiamo migliorando recentemente ed ora siamo solo “53esimi nel mondo” (qui).

Infatti Cantone, presiede l’Autorità nazionale anti-corruzione, su questo legame diabolico di posti pubblici e corruzione ha dichiarato:

“Siamo subissati di segnalazioni su questioni universitarie, soprattutto sui concorsi” con cui vengono distribuiti cattedre e incarichi” ( Qui). 

Chiunque ha fatto l’Università ha ben in mente il fenomeno.

La questione è molto ampia nella Pubblica Amministrazione, infatti parlando del primo Piano nazionale anti-corruzione sempre Cantone ha detto

“ aree particolarmente esposte al rischio corruttivo (come gli acquisti, la tutela del territorio, la valorizzazione dei beni culturali […] in particolare i piccoli comuni e le scuole”. Senza dimenticare la sanità, che “per i rapporti curati da organizzazioni indipendenti, i tanti fatti di cronaca e le ingenti risorse investite continua a destare particolare preoccupazione” ( qui).

Questa è la realtà dei fatti relativamente ai concorsi pubblici, ignorarli significa credere agli asini volanti. Qualora siate ancora motivati a voler fare la differenza con la vostra morale e intelligenza nel pubblico, avete la mia stima. Questa motivazione è una leva per riuscire in un percorso complesso e difficile per pochissimi, cambiando una mentalità malata e da estirpare con nuova linfa.

Sinceramente tutti questi potenziali insegnanti che hanno “la passione” per l’insegnamento non li vedo in giro e nemmeno nelle scuole in alcuni casi (visti i recenti casi di violenza per esempio). Magari facessero divulgazione anche sui social nelle proprie materie di riferimento mostrando questa passione per l’insegnamento, forse non avremmo le fakenews che dilagano.

Per tutti gli altri che vanno a provare i concorsi dico che state buttando i soldi. Se fate i concorsi perché così avete un posto fisso, perdete il tempo, non entrerete mai o lo farete in tarda età facendo un lavoro che probabilmente odierete e vi renderà frustrati perchè non è per nulla quello che volevate fare.

Vincere un concorso è difficilissimo per 5 motivi

1 Non si sa una data

Avete mai studiato per un esame? Sapere la data serve a regolari su quanto accelerare lo studio, non saperlo disorienta e diventa difficile auto-motivarsi. Come fai a raggiungere livelli qualitativi alti (ossia avere chance di riuscire a superare le prove) se pensi che stai studiando per un concorso che solo forse uscirà? Arduo e per pochi.

2 La fortuna non esiste

Alcuni ragionano così: “mi potrebbe andare bene, lo provo”. Questa è una sciocchezza, perché puoi sperare nella sorte per una prova, ma le altre fallirai senza una preparazione solidissima. Ammesso che passi la prima “a caso”, non avrai mai il tempo di recuperare le materie di chi invece studia da anni e anni con serietà e costanza.

Inoltre basare la propria vita sulla sola Fortuna mi sembra poco ragionevole, visto le bassissime probabilità e pochi posti. Il numero di partecipanti è sempre altissimo e le prove sono numerose. La sorte aiuta gli audaci (che hanno studiato tantissimo), no chi ci “prova”.

3 Le materie di studio

Tranne rarissimi casi, una persona che esce da un percorso universitario non hanno una preparazione completa per tutte le materie specifiche di un concorso. Inoltre alcune materie, sebbene incontrate nel percorso di studi, sono di esami sostenuti molto tempo fa, di cui hanno ben poche nozioni immediatamente spendibili senza rivedere o ri-studiare essenzialmente tutto. In molti casi ti troverai a studiare da zero e sono sempre temi legati al diritto. Notoriamente molte persone hanno il “fuoco sacro” e amore per gli esami di diritto che sono notoriamente amati dagli studenti medi di tutte le facoltà.

4 Bisogna solo studiare assiduamente

Difficilmente per passare un concorso si può lavorare (full time) e studiare insieme, visto il livello di concorrenza agguerrita dei candidati. Questo è valido soprattutto per chi non vorrebbe vincerlo dopo 5 anni dall’essere diventato “Dottori/Dott.ssa”, ma subito dopo laureato. Inoltre non avendo idea di quando esca (se esca) un dato concorso, la frustrazione è tantissima per chi lavora. Dunque affronta spesso superficialmente lo studio, perché non riesce a vederne una fine. Ci sono le eccezioni, ma sono eroi contemporanei praticamente.

5 Costano tantissimo i punti extra

Tra libri, corsi preparatori ai concorsi, licenze (bagnino, informatiche ecc.) e master o seconda laurea, tasse da pagare tramite bollo per l’iscrizione ecc. questo concorso ci occupa moltissimo tempo e soldi che probabilmente non valgono gli investimenti. Quindi se siete nella classe media difficilmente potrete permettervi tutti questi “power up” o bonus punteggio.

Un vecchio detto diceva: Nella corsa all’oro nel West ad arricchirsi sono principalmente i venditori di tende e picconi.

Piuttosto non vale la pena usare questi anni per lavorare (anche a poco eventualmente, ma almeno non paghi tu qualcuno per i vari corsi ecc.).

Orientarti da subito mentre si è ancora studenti per fare la libera professione, lavorare in remoto o nel privato piuttosto che fantasticare sul posto da statale, sarebbe sicuramente più intelligente perché le probabilità sono più alte e concreta di riuscita.

Insomma le soluzioni alternative ci sono e sicuramente più concrete del fantomatico posto fisso. Se volete lavorare nello Stato ci deve essere un passione vera e grande senso di sacrificio, che pochi hanno realmente.

Dobbiamo smettere di far ragionare i ragazzi come se fosse il 1985, possiamo fare di meglio ed aderire alla realtà senza farsi ingannare dalle favole. Prima si esce da questa mentalità che fa danni e prima si potranno costruire delle alternative concrete per assicurarsi un futuro il più possibile dignitoso. Madri e Padri accettatetelo il mondo è cambiato, pressare psicologicamente i figli per fare i concorsi è solo un danno che gli fate. Dipende solo da noi stessi crearci un futuro dignitoso.

#BeYourHero

 

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