martedì, Maggio 14, 2024

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Mattarella celebra Manzoni: “La persona è destinataria di diritti, non l’etnia”

(Adnkronos) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Milano per le celebrazioni del 150esimo anniversario della morte di Alessandro Manzoni, ha deposto una corona di fiori davanti al monumento funebre dello scrittore, sepolto al Famedio del Cimitero Monumentale. Al termine della deposizione dei fiori è seguita una breve illustrazione artistica del Famedio a cura dell’assessore milanese alla Cultura, Tommaso Sacchi.  

“Ho deposto questa mattina, a nome della Repubblica, una corona di fiori sulla tomba di Alessandro Manzoni, in occasione del 150/mo anniversario della morte. Un grande scrittore, un grande italiano, un grande milanese. Perché non si potrebbe spiegare Manzoni senza Milano e, credo che si possa dire, Milano senza Manzoni”, ha detto il presidente della Repubblica, in occasione della cerimonia organizzata a Casa Manzoni. 

Una iniziativa “che, così raccolta e partecipata – ha sottolineato il capo dello Stato – sarebbe piaciuta ad Alessandro Manzoni”, con la quale “vogliamo rendere testimonianza di quanto l’Italia gli sia debitrice, in termini di pensiero, di produzione letteraria, di esempio morale, di evoluzione della lingua. Manzoni, uno degli spiriti più nobili del nostro Ottocento, protagonista del Romanticismo e del Risorgimento italiano. Definito, a ragione, il padre del romanzo italiano e maestro indiscusso di tante generazioni di letterati e di patrioti”.  

“Manzoni si è sempre sottratto, per la sua proverbiale riservatezza e anche per ragioni di salute, alla militanza politica in senso stretto. Ma è considerato, ben a ragione, un ispiratore e un propulsore del nostro Risorgimento e dell’Unità d’Italia. Ed è, a tutti gli effetti, un padre della nostra Patria”, ha affermato Mattarella.  

“Ricollegandosi alla grande tradizione della poesia civile, di Dante, Petrarca e Foscolo, ambiva a un’Italia unita, che non fosse – ha sottolineato – una mera espressione geografica, una addizione a freddo di diversi Stati e staterelli, ma la sintesi alta di un unico popolo, forte e orgoglioso della sua cultura, della storia, della sua lingua, delle sue radici”.  

“Al poeta Lamartine, che aveva parlato sprezzante di ‘diversità’ di ‘popoli’ italiani, Manzoni rispose con una lettera sdegnata: ‘No, non c’è più differenza tra l’uomo delle Alpi e quello di Palermo che tra l’uomo sulle rive del Reno e quello dei Pirenei'”.  

“Cattolico integrale, ma mai integralista, Manzoni ha affrontato la questione dell’ingresso e della presenza delle masse cattoliche all’interno del processo risorgimentale e di formazione nazionale, respingendo ogni tentazione di mantenimento di forme di potere temporale della Chiesa, da lui considerato storicamente superato, origine di corruzione e fonte di gravi mali. Anche quando queste tentazioni neotemporalistiche si presentavano nella forma temperata e accattivante proposta da animi illuminati, come Gioberti e il suo amico, e padre spirituale, Rosmini. Da senatore, Manzoni non ebbe alcuna remora nel votare a favore di Roma capitale, nonostante la minaccia di scomunica papale”, ha ricordato il presidente della Repubblica.  

“A proposito del Romanticismo e del Risorgimento italiano si cita spesso la triade Dio, Patria e famiglia, quasi in contrapposizione alla triade della Rivoluzione francese, libertà, eguaglianza, fraternità. È una cesura eccessivamente schematica – ha detto Mattarella – Il romantico e cattolico Manzoni, in verità, non rinnega i valori della Rivoluzione francese, anzi, li approva e li condivide, insistendo soprattutto su quello più trascurato, la fraternità. La Rivoluzione francese, secondo Manzoni, aveva tradito questi valori, perché, con il giacobinismo, si era trasformata nell’ideologia del Terrore e della violenza”. 

“Nulla, per l’autore dei Promessi Sposi, è più nefasto – ha ricordato il capo dello Stato – delle teorie politiche astratte che immolano sull’altare della ragion di Stato i diritti di uomini o di intere popolazioni. Nulla, per lui, è più sacro della vita umana. La verità deve prevalere sulla menzogna, la tolleranza sull’odio, la pietà sulla violenza, la morale sul calcolo di convenienza”.  

Mattarella ha poi sottolineato che “a differenza di molti suoi contemporanei, che vagheggiavano improbabili ritorni a ere classiche e pre-cristiane, scrive che non bisogna provare alcuna nostalgia per ‘la barbarie degli antichi’, un’epoca caratterizzata da guerre di conquista, stermini, distruzioni, sopraffazioni, riduzione in schiavitù. Non c’è alcun quietismo, non c’è rassegnazione: Manzoni sostiene i moti di indipendenza nazionale, incoraggia i venti di libertà che spirano in Italia e in tante altre parti del mondo – non a caso nella ‘Pentecoste’ ricorda America Latina, Irlanda, Libano e Haiti – giungendo, davanti alle aggressioni e alle ingiustizie, a teorizzare la legittimità della resistenza”.  

Nella visione di Alessandro Manzoni “è la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e di protezione. È l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti”, ha detto il capo dello Stato. 

“Colpisce – ha sottolineato – quanto ricordato da Margherita Provana di Collegno, assidua frequentatrice dello scrittore milanese, a proposito del triste fenomeno della schiavitù: Manzoni le confidò, infatti, che benché l’America abbia il Governo più libero ed il Re di Napoli il più tirannico, pure, se gli avessero fatto scegliere di rinascere, o americano, o napoletano, avrebbe preferito di nascere napoletano, perché nulla esiste di peggio della mostruosa schiavitù'”. 

“Nell’idea manzoniana di libertà, giustizia, eguaglianza e solidarietà – ha detto ancora il presidente della Repubblica – si può scorgere una anticipazione della visione di fondo della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948. Una carta fondamentale, nata dopo gli orrori della Seconda Guerra mondiale, che individua la persona umana in sé, senza alcuna differenza, come soggetto portatore di diritti, sbarrando così la strada a nefaste concezioni di supremazia basate sulla razza, sull’appartenenza, e, in definitiva, sulla sopraffazione, sulla persecuzione, sulla prevalenza del più forte”.  

“Concetti e assunti che – come ben sappiamo – sono espressamente posti alla base della nostra Costituzione repubblicana”, ha affermato Mattarella. 

“Dai diritti dell’uomo la concezione manzoniana si allarga a quella del diritto internazionale e dei rapporti tra gli Stati, dove si ritrova una critica lucida e serrata al nazionalismo esasperato. Perché la moralità, la fraternità e la giustizia devono prevalere sugli odi, sugli egoismi, sulle inutili e controproducenti rivalità”. 

“Scrive Manzoni – ha ricordato il capo dello Stato – in un frammento delle Osservazioni sulla Morale Cattolica, pubblicato postumo: ‘Bisogna sentire e ripetere che la somiglianza che ci dà l’essere d’uomo è ben più forte che la diversità di nazione; che il Vangelo ci ha fatto conoscere che abbiamo un cuore grande abbastanza per amar tutti gli uomini; che gli sforzi di una nazione contro l’altra (…) son sempre piccioli, perché fondati sulla passione e non sulla ragione e sulla verità; sono inutili, perché non ottengono stabilmente nemmeno il fine che si propongono quelli che li fanno; sono impolitici, perché producono (…) l’indebolimento e il pervertimento dei popoli'”.  

“Manzoni – ha sottolineato ancora Mattarella – si spinge anche oltre, prefigurando la illiceità di accordi internazionali ratificati sulla testa di popoli e Stati: in una lettera al genero Giovan Battista Giorgini, del marzo 1861, parla esplicitamente della ‘ingiustizia e la nullità morale di trattati stipulati da alcuni sugli affari d’altri, senza sentirli e con il solo titolo della forza, e dell’inaudita e iniquissima teoria che attribuiva a quegli alcuni … il diritto di costituire un diritto sopra gli altri'”.  

“Sono state scritte pagine illuminanti sulla vicinanza, l’empatia, la condivisione dell’autore dei Promessi Sposi nei confronti delle masse popolari, che per la prima volta diventano protagoniste di un romanzo. Utilizzando una terminologia odierna, possiamo parlare di un Manzoni certamente ‘popolare’, ma non ‘populista'”, ha affermato il presidente della Repubblica. 

“Il legame controverso che Manzoni stabilisce tra potere e opinione pubblica, tra giustizia e sentimenti diffusi, ci induce – ha evidenziato il capo dello Stato – a riflettere – sia pure in tempi incommensurabilmente distanti – sui pericoli che corrono oggi le società democratiche di fronte alla diffusione del distorto e aggressivo uso dei social media, dell’accentramento dei mezzi di comunicazione nelle mani di pochi, della disinformazione organizzata e dei tentativi di sistematica manipolazione della realtà. E, anche, sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, delle classi dirigenti a assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi, piuttosto che dedicarsi a costruire politiche di ampio respiro, capaci di resistere agli anni e di definire il futuro”.  

 

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