domenica, Maggio 5, 2024

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Caos procure, Palamara: “Decisione Cassazione ingiusta”

“La battaglia continua. Rispetto la decisione che però ritengo ingiusta perché so per certo di non aver mai leso le prerogative del Csm. Pago perché qualcuno ha ritenuto che io mi fossi intromesso nella scelta del procuratore di Roma e per aver sostenuto posizioni evidentemente non gradite”. Cosi’ all’Adnkronos Luca Palamara dopo la decisione delle Sezioni Unite della Cassazione di confermare la sua rimozione dalla magistratura. “Il mio impegno per la legalità, per l’affermazione della verità e per squarciare il velo di ipocrisia prosegue – sottolinea l’ex consigliere del Csm- Porterò il caso in Europa, in attesa di tutti gli accertamenti sul trojan tuttora in corso”.
 

Le Sezioni Unite Civili della Cassazione hanno confermato la rimozione di Luca Palamara dalla magistratura come deciso dalla sezione disciplinare del Csm lo scorso 9 ottobre. La decisione arriva dopo l’udienza che si è svolta lo scorso 8 giugno, dove i rappresentati della Procura Generale della Cassazione avevano chiesto di confermare l’espulsione dall’ordine giudiziario. I supremi giudici hanno, dunque, rigettato il ricorso presentato dalla difesa dell’ex consigliere del Csm. 

Luca Palamara, “come messo in risalto dal giudice disciplinare ha agito ‘sulla base di motivazioni assolutamente personali, ponendo in essere ‘manovre strategiche intese a collocare, in alcuni uffici giudiziari sensibili taluni magistrati in luogo di altri aspiranti, con la inevitabile ma necessaria conseguenza di sfavorire tutti i (numerosi altri) concorrenti rimanenti, diversi da quelli prescelti, programmaticamente selezionati non già sulla base di meriti oggettivi, ma unicamente, in forza di convenienze strettamente personali dell’incolpato e/o dei suoi interlocutori””. E’ quanto scrivono i giudici delle Sezioni Unite Civili della Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui hanno confermato la rimozione della magistratura per Luca Palamara. 

Una strategia, si legge, questa “tutt’altro che occasionale ma, al contrario, soggettivamente avvertita dall’incolpato come assolutamente normale, usuale, fondata sul radicato convincimento della riconducibilità sistematica delle proprie condotte anche al piano di una possibile e lecita (se non addirittura scontata) interlocuzione tra “magistratura” e “politica”. 

 

 

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