mercoledì, Aprile 24, 2024

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Ucraina – Russia: i dieci giorni che stanno apparentemente cambiando il mondo

Nelle zone dilaniate dalla guerra in Ucraina, la popolazione è fuggita tramite autoveicoli, treni e soprattutto attraverso impervi e lunghi sentieri. Nel bel mezzo di un improbabile “cessate il fuoco”, frutto della contro-narrativa strategica russa, i genitori distrutti dal dolore hanno visto morire i propri bambini mentre le truppe inviate da Putin continuavano a bombardare le città circondate senza sosta.

Dieci giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni delle Nazioni Unite stima che 1,45 milioni di persone sono fuggite dal Paese martoriato dalla forza militare russa.

Sono numeri spaventosi così com’è terribile la tragedia umanitaria, che nonostante i tentativi di mitigazione mediatica del Cremlino, viene parzialmente documentata dai coraggiosi giornalisti che hanno deciso di restare sul fronte di guerra.

Dieci giorni, solo dieci giorni che apparentemente stanno cambiando il mondo. Dieci giorni che sono la conseguenza di anni di preparazione da parte del Presidente russo Vladimir Putin e del suo “establishment”. Lunghi anni durante i quali si è fatto finta di non vedere la volontà di ripristinare la vecchia Unione Sovietica.

Il ruolo di Cina ed Usa nella crisi Ucraina – Russia

L’occidente ed anche l’estremo oriente hanno preferito procrastinare a tempo indeterminato, stringendo partnership economiche e finanziarie con la Federazione russa per anni. Ancora oggi la Cina mantiene quella apparente neutralità che poi così neutrale e apparente non è, nei fatti presenti e passati.

La stessa Cina con la conferenza di Pechino del 2006 – “amicizia e cooperazione” – ha tracciato la propria visione del futuro, avviando paradossalmente l’era del Colonial -Capitalismo in Africa. Nessuna invasione, solo scambi commerciali, apparentemente.

Dall’altra parte del mondo, gli Stati Uniti d’America hanno scelto un Presidente che si è dimostrato molto più “Americanista” che “Atlantista” rispetto ai propri predecessori. Il Presidente Joe Biden non sembra aver “curato” sufficientemente i rapporti internazionali con l’Oriente ed il Medio Oriente, lasciando lacune sul campo che vanno ben oltre l’abbandono dell’Afghanistan. Apparentemente è stata una scelta precisa e voluta da parte del Presidente degli Stati Uniti d’America.

Tecnologia digitale e Social media nella guerra in Ucraina

Un altro elemento che sta condizionando l’opinione pubblica in questi dieci giorni di guerra, o almeno ci sta provando, è l’utilizzo del digitale ed in particolar modo dei Social Media per supportare la narrativa e la contro-narrativa del Governo ucraino e russo. “Narrativa” sembra aver preso il posto di “disinformazione”, quasi a volerla giustificare in confronto bellico.

Comunque è innegabile che la guerra Ucraina-Russia si stia svolgendo anche sui social media. Di primo impatto quello che appare è che il Presidente ucraino Zelenskyy sia diventato un eroe dei social network, mentre Putin la parte soccombente su questo piano mediatico del conflitto.

L’Ucraina ha pubblicato post sulla situazione di guerra dall’inizio del conflitto mentre i russi sono stati bombardati da post contro la guerra e contro Vladimir Putin. Gli stessi cittadini russi, comprese celebrità ed influencers, si sono schierati contro la guerra ed a favore della libertà dell’individuo come essere umano.

Questi dieci giorni di guerra ci dicono che la guerra dei social sta andando male per la Russia. Facebook e Twitter vengono oscurati in Russia e Paypal, in risposta ad una richiesta giunta proprio tramite Twitter, blocca i propri servizi di pagamento ai russi. Il Cremlino aveva chiesto a Meta di fermare il Fact Check indipendenti e l’etichettatura dei contenuti su Facebook pubblicati da quattro testate giornalistiche russe. Google ha messo in pausa i servizi pubblicitari in Russia non solo nei risultati della ricerca ma anche su Youtube. Resistono a censure ed oscuramenti Telegram di proprietà russa e TikTok nata in Cina anche se i messaggi che arrivano sembrano essere sempre più disutili.

Apparentemente questa guerra la sentiamo più vicina non solo per una questione geografica ma anche per l’esposizione mediatica che la stessa sta avendo rispetto ad altri conflitti in corso o del passato. Ma la guerra dei social media che sta diventando sempre più disordinata e confusionaria giorno dopo giorno. Nel 2019 l’esperto internazionale di intelligence strategica e digitale Pasquale Aiello, scriveva nel documento “Le Teorie del Complotto e delle Eminenze Grigie durante la Quarta Rivoluzione Industriale“:

La disinformazione è sempre esistita, varia il mezzo oppure i mezzi e di volta in volta la finalità, ma è nata con l’uomo. Quella aggressiva è frutto di un piano strategico molto strutturato che ha la copertura di centri di potere su più livelli ed alti livelli, dove la disinformazione è solo uno degli strumenti funzionali al raggiungimento di un obiettivo.

Non serve cercare di dimostrare la falsità dell’informazione quando si manifesta il fenomeno, la si amplifica solo con una crescita doppia rispetto al dubbio che si riesce a generare. Ogni Governo ha un suo piano di prevenzione ed individuazione dei nascenti poli di disinformazione.

I Governi che hanno il solo intento di tutelare un evento comune a tutti, come è stato per le elezioni europee, comunicano agli altri e condividono la strategia dichiarando il fine ultimo e creando Task Force di specialisti per l’intercettazione dei poli di disinformazione stessi.

Le Task Force, costituite da persone di alto profilo nell’ambito di gestione dati, intelligence, vision e non solo, esistono. L’intercettazione è sempre il primo fine da raggiungere. La strada migliore è intercettare i focolai, ma siccome quando si fanno operazioni congiunte e l’obiettivo è dichiarato, sono in gioco fino a 29 Paesi lato Nato o anche paesi singoli, mine vaganti pericolose.

A quel punto anche se sei all’interno di una delle task force, non sai se l’opera di intercettazione è per demolire, amplificare, deviare o debellare. Ci sono tanti altri passaggi per lo mezzo, che esistono dalla notte dei tempi, equilibri tra paesi. L’aumento dello “zero virgola” sulla tassa di importazione di una materia prima può portare ripercussioni a cascata su decine di paesi, fino al negozio di strada“.

Intelligence e Servizi segreti

Le parole dello studioso e scienziato italiano rimbombano come un macigno alla luce di questi primi dieci di giorni di guerra. I dieci giorni che apparentemente stanno cambiando il mondo. Apparentemente perché i servizi segreti americani sapevano, i russi sapevano e probabilmente molti altri erano a conoscenza di quello che sarebbe accaduto ma tutti hanno preferito far finta di niente. Lo stesso Pasquale Aiello nel 2019 scriveva:

“Ci sono forze così potenti da creare un evento che non è mai esistito, retrodatando anche sotto eventi e portando alla luce scoperte incredibili mesi o anni dopo.

Solitamente queste operazioni servono a preparare il terreno per ristabilire quel sistema di pesi e contrappesi sempre in loop, all’infinito.

Questi sono i complotti e le eminenze grigie, ovvero solo una sofisticata bilancia che deve stare sempre in bolla, qualsiasi sia il prezzo da pagare.

Nessun potere occulto, nessun gran disegno, solo equilibri, esistono momenti, fasi, fenomeni che impattano in una direzione o nell’altra e colpiscono countries che hanno un filo conduttore di qualsiasi natura, economico, sociale, geografico, politico o altro.

I complotti e le eminenze grigie non esistono, esistono equilibri mondiali tra Stati e Paesi che in un modo o nell’altro devono essere mantenuti. 

L’alternativa potrebbe essere un globo senza forza di gravità, invivibile“.

Apparentemente il mondo sta cambiando ma in realtà è sempre stato così. Questi dieci giorni di guerra hanno solo fatto uno zoom con una lunghezza focale più ampia rispetto al passato. È arrivato il momento delle scelte per gli equilibristi. Il mondo non cambierà ma potrebbe diventare invivibile“.

Arcangelo P.
©Riproduzione riservata

 

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