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Papa arrivato a Najaf, città santa agli sciiti

Seconda giornata della storica visita di Papa Francesco in Iraq, arrivato a Najaf, la città santa ai musulmani sciiti. Il pontefice ha incontrato il Grande Ayatollah Ali Al-Sistani, leader religioso degli sciiti in Iraq, all’interno del Santuario dell’Imam Ali o Moschea dell’Imam Ali, considerata dagli sciiti terzo luogo santo dell’Islam, dopo la Sacra Moschea della Mecca e la Moschea del Profeta di Medina.  Najaf – Situata nell’Iraq centrale, a circa 160 km a sud di Baghdad, a 30 km dall’antica Babilonia, e a 400 km a nord della città biblica di Ur, Najaf è stata fondata nel 791 d.C dal califfo Harun al-Rashid, e il suo sviluppo è avvenuto per lo più dopo il X secolo. Principale centro religioso sciita iracheno, meta di pellegrinaggio per gli sciiti di tutto il mondo, la città ospita la tomba di una delle figure più riverite dell’islam, Ali ibn Abi Talib, noto anche come Imam Ali, cugino e genero di Maometto e primo uomo ad essersi convertito all’Islam. La tomba del primo Imam degli sciiti, collocata all’interno della Moschea Imam Ali, considerata uno dei luoghi più sacri dell’Islam, con la sua cupola placcata d’oro e le sue pareti ricoperte di oggetti preziosi, è situata nei pressi del centro della città. Oltre alle moschee, ai santuari e alle scuole religiose, la città santa dello sciismo iracheno è nota per il cimitero Wadi al-Salam. Fuori dalle vecchie mura di Najaf, infatti, sopra un arido altopiano di sabbia si estende il cimitero più grande del mondo, che accoglie una distesa infinita di tombe di profeti e fedeli. Gli sciiti credono che essere sepolti a Najaf, città sacra, garantisca l’ingresso in paradiso.  Al-Sistani – Nato il 4 agosto 1930 a Mashhad, in Iran, è leader della comunità sciita irachena e direttore della hawza (ovvero del seminario religioso sciita duodecimano) di Najaf. Figlio di un’importante famiglia religiosa, studia il Corano sin da piccolo; a vent’anni lascia l’Iran per proseguire la sua formazione in Iraq, divenendo discepolo del Gran Ayatollah Abu al-Qasim al-Khoei ad Al-Najaf e guadagnandosi, con il tempo, il rispetto anche dei sunniti e dei curdi. La sua interpretazione della rivelazione islamica quietista, che predica l’astensione delle autorità religiose dall’attività politica diretta, lo porta infatti ad essere un interlocutore riconosciuto da varie correnti politiche. Nel 2004, sostiene le libere elezioni in Iraq, dando così un contributo importante alla pianificazione del primo governo democratico nel Paese, mentre nel 2014 invita gli iracheni ad unirsi per lottare contro il sedicente Stato Islamico. Più recentemente, nel novembre del 2019, quando la popolazione scende in piazza in segno di malcontento contro il carovita e l’instabilità politica nazionale, Al-Sistani invita manifestanti e polizia a mantenere la calma e a non far ricorso alla violenza. Successivamente, chiede le dimissioni del governo e la riforma elettorale. Le sue richieste vengono accolte: il primo ministro Adel Abdul Mahdi si dimette poco dopo, mentre a dicembre il Parlamento approva la riforma elettorale.  Moschea dell’Imam Ali – Considerata dagli sciiti terzo luogo santo dell’Islam, dopo la Sacra Moschea della Mecca e la Moschea del Profeta di Medina. La prima struttura della moschea, costruita sulla tomba di Ali, cugino e genero di Maometto e primo uomo ad essersi convertito all’Islam, caratterizzata da una cupola verde, risale al 786. Gli sciiti credono che al suo interno siano stati seppelliti anche Adamo ed Eva e Noè. La moschea è stata distrutta e riedificata più volte nel corso dei secoli. L’ultima ricostruzione, iniziata nel 1623, è stata ultimata nel 1632. La cupola è stata ricoperta da 7777 lastre di mattoni dipinti d’oro nel 1742 da Nader Shah. In seguito sono stati realizzati numerosi altri interventi e abbellimenti. Il colore predominante all’esterno è l’oro brillante. Due i minareti (alti 38 metri) ai lati dell’ingresso con tre portali monumentali; mosaici turchesi ricoprono le pareti laterali e posteriori. All’interno il mausoleo di Ali è intarsiato con mosaici e circondato da un cortile. Nel 1991, nel corso dell’insurrezione seguita alla guerra del Golfo, la moschea è stata danneggiata dalla Guardia repubblicana irachena di Saddam Hussein: nel luogo di culto si erano rifugiati i membri dell’opposizione sciita al regime che sono stati tutti massacrati. Rimasta chiusa per qualche anno, la moschea è stata restaurata dal capo spirituale degli ismailiti Dawudi Bohra, il 52esimo daimuṭlaq, Syedna Mohammad Burhanuddin. https://www.adnkronos.com/papa-arrivato-a-najaf-citta-santa-agli-sciiti_1FOBPo67s8mhn6Pv9x2CQ8?ref=gtf

 

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