Nomine della Rai in arrivo, incognita il Consiglio di Stato

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Si scaldano i motori per le nomine ai vertici delle partecipate, a partire dalla Rai. Domani sono fissate le riunioni delle capigruppo di Camera e Senato che dovranno decidere il calendario di luglio e dovrebbero quindi fissare la data dell’elezione dei quattro consiglieri della tv pubblica di spettanza parlamentare. C’è un accordo di massima nella maggioranza, nonostante alcuni aspetti siano ancora da definire, e, secondo le indiscrezioni della vigilia, si dovrebbe andare al voto entro le prime due settimane del prossimo mese.

A creare qualche incertezza è la pronuncia del Consiglio di Stato, attesa il 4 luglio, sul ricorso presentato da quattro candidati al cda, Nino Rizzo Nervo, Patrizio Rossano, Stefano Rolando, Giulio Enea Vigevani, che, dopo essersi rivolti al Tar, hanno deciso di presentare appello all’organo superiore. Secondo i ricorrenti, il sistema delle nomine Rai presenterebbe profili di illegittimità costituzionale ponendosi in contrasto con l’European Media Freedom Act, il regolamento europeo che impone a tutti i servizi pubblici radiotelevisivi indipendenza nella governance e trasparenza nelle nomine. E’ possibile, dunque, che si attenda quella pronuncia per procedere, ma non è escluso che si voglia chiudere la partita già la prossima settimana.

Tra i consiglieri di nomina parlamentare, Fratelli d’Italia sarebbe orientato a votare Valeria Falcone, mentre il Movimento 5 Stelle dovrebbe confermare Alessandro Di Majo. La Lega dovrebbe optare per Alessandro Casarin, anche perché sulla candidatura di Antonio Marano potrebbe pesare l’inopportunità di un doppio incarico, che si andrebbe ad aggiungere a quello di direttore commerciale di Milano-Cortina 2026. Il Pd dovrebbe sciogliere la riserva solo a ridosso dell’elezione: al momento sia il non voto, come segnale per spingere verso la riforma della governance, che l’indicazione di uno dei nomi che si sono autonomamente candidati vengono considerate solo come ipotesi. Si fanno, tra gli altri, i nomi di Roberto Natale, che sarebbe gradito anche ad Avs, e di Antonio Di Bella, da più parti ritenuto un candidato spendibile anche come presidente di garanzia.

E’ un’ipotesi, quest’ultima, che potrebbe essere presa in considerazione qualora dovessero sorgere ostacoli nel percorso immaginato dalla maggioranza e che, secondo alcuni, potrebbe far comodo anche alla destra per calmare l’onda polemica che si è abbattuta sulla tv pubblica, a partire dal caso Scurati. A proposito, il 26 i palinsesti arriveranno in cda e si saprà di più del destino di Serena Bortone, che, a fronte del possibile stop a ‘Chesarà…’ potrebbe ottenere un nuovo programma, probabilmente nel day time. Si vedrà. Al momento l’accordo è che al timone dell’azienda vada come amministratore delegato Giampaolo Rossi, in quota Fratelli d’Italia, che dovrebbe essere indicato dal Mef insieme a Simona Agnes, come consigliera candidata alla presidenza in quota Forza Italia. Il centrodestra dispone di 24 voti in Commissione di Vigilanza e filtra ottimismo sulla possibilità di raggiungere i 28 voti necessari per il raggiungimento dei due terzi delle preferenze (si spera nel sostegno dei due esponenti di Italia Viva, Maria Elena Boschi e Dafne Musolino, e di Dieter Steger, esponente di Sudtiroler Volkspartei, iscritto al Misto). I giochi, comunque, sono aperti e la Lega, di fronte a questo scenario, potrebbe pretendere qualche contropartita, rivendicando ad esempio per sé il ruolo di direttore generale della tv pubblica, che nei giorni scorsi l’attuale Ad Roberto Sergio ha rivelato di essere a lui destinato. E’ evidente, però, che la partita si giocherà su più fronti, coinvolgendo anche le altre nomine ai vertici delle partecipate. Il tempo stringe perché il 27 giugno verrà riaperta l’assemblea di Cassa Depositi e Prestiti e lo stesso giorno si terrà anche quella di Fs in seconda convocazione. Da decidere anche il successore di Claudio Graziano, scomparso nei giorni scorsi, alla presidenza di Fincantieri.

ANSA