“I principali dubbi e le domande che i malati di Crohn si pongono riguardano sicuramente quali cibi possono assumere e quali possono evitare”. Ci sono infatti “cibi con un’azione pro-infiammatoria ed è necessario individuarli, selezionarli e non assumerli”. Inoltre, questi pazienti “non ricevono informazioni corrette, basate su evidenze scientifiche”. Lo ha detto Mara Pellizzari, presidente Associazione malattie infiammatorie croniche dell’intestino, Amici onlus, commentando la campagna di sensibilizzazione ‘Crohnviviamo’, promossa da Nestlé Health Science in collaborazione con la stessa associazione, che ha l’obiettivo di far luce sui bisogni e l’impatto della malattia di Crohn che colpisce circa 200 mila italiani, con un picco tra i 20 e 30 anni sui diversi aspetti della vita quotidiana, sia a livello fisico che psicologico, con focus sull’aspetto centrale della nutrizione. “Solitamente osserva Pellizzari la definizione di un piano alimentare avviene in solitaria, nel senso che si procede per tentativi ed errori, individuando quegli alimenti che possono procurare nocumento. Purtroppo, accade anche che i pazienti raccolgano informazioni da fonti che non sono basate su evidenze scientifiche e questo, naturalmente, non aiuta”. Per questo “è necessario promuovere delle campagne di food literacy” che, oltre a fornire informazioni improntati ai pazienti, creano “le condizioni affinché tutti i centri di gastroenterologia possano avere dei dietisti o comunque dei professionisti della nutrizione in modo tale che i pazienti possano ottenere tutte le informazioni necessarie per costruire un piano dietetico salutare”. Una buona e sana alimentazione è “una parte importante della terapia e questo ha una valenza ancora maggiore nei bimbi sottolinea Pellizzari Da un’indagine sulla qualità dell’alimentazione condotta da Amici onlus si è riscontrato che soltanto il 69% ha un’alfabetizzazione adeguata rispetto all’alimentazione, ma solitamente costruita, appunto, in modalità singola”. Da qui l’importanza delle “campagne di sensibilizzazione” come, per esempio, le due Giornate a Cremona, il 19 e il 20 giugno, in cui l’associazione Amici onlus “ha presentato delle raccomandazioni in merito all’alimentazione per i pazienti portatori di Mici”, malattie infiammatorie croniche dell’intestino contenute nel vademecum ‘Faq: alimentazione e malattia di Crohn’, a cura di Camilla Fiorindi, dietista-nutrizionista dell’Azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze, che raccoglie le risposte a dubbi e domande più frequenti.
Il testo, realizzato con il patrocinio di Amici onlus è disponibile gratuitamente, in formato digitale, sul sito di Nestlé Health Science. “Possiamo considerare le raccomandazioni rimarca Pellizzari una vera e propria pietra miliare nel processo di educazione terapeutica ai pazienti portatori di Mici, proprio considerando il fatto che diventa uno strumento importantissimo, per condurre una vita sana e sempre meno condizionata dalle complicanze” della patologia. “Le restrizioni alimentari cui sono sottoposti i malati di Crohn soprattutto nelle fasi acute della malattia ma, naturalmente, in quota parte, anche nelle fasi di remissione hanno un impatto notevole su quella che è la vita sociale. Nelle fasi acute spiega il regime alimentare viene particolarmente o drasticamente ridotto a pochi alimenti e questo incide proprio nella convivialità, nella socialità e può portare anche a fasi di isolamento e di depressione”, aspetto, questo “decisamente importante da presidiare”. Fortunatamente, “nei centri di gastroenterologia spesso abbiamo anche la figura dello psicologo che accompagna i pazienti qualora, appunto, ravvisino questi sintomi”. In questo contesto, “non ci sono soltanto fattori ostativi, ma anche fattori protettivi conclude la presidente di Amici onlus Una volta individuata la dieta consona al paziente con malattia di Crohn si favorisce un’alimentazione sana per tutta la famiglia. Caregiver e, quindi, i familiari, anche per solidarietà e condivisione, mangiano in modo sano”.