“Un’alimentazione completa ed equilibrata riveste sicuramente un ruolo preventivo ma anche modulatore dell’attività” della patologia nel caso della malattia di Crohn e garantire “una vita normale”. La nutrizione infatti, “oltre ad essere uno dei fattori che possono contribuire all’insorgenza” della patologia, “può anche essere considerata una terapia parallela alla gestione sia medica che chirurgica delle malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici)”. Lo ha detto Camilla Fiorindi, dietista-nutrizionista dell’Azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze, autrice di ‘Faq: alimentazione e malattia di Crohn’, il libro che raccoglie le risposte a dubbi e domande più frequenti dei paziente, realizzato in occasione della campagna di sensibilizzazione ‘Crohnviviamo’, promossa da Nestlé Health Science in collaborazione con Amici onlus, l’Associazione malattie infiammatorie croniche intestinali.
Sicuramente la scelta di cosa mangiare può diventare una vera e propria sfida per le persone affette da malattia di Crohn. “Per questo aggiunge l’esperta è necessario che vengano fornite delle informazioni chiare su quegli alimenti che dovrebbero essere limitati o più consigliati in base a quella che è l’attività di malattia nonché la storia clinica personale di malattia stessa, compresi eventuali interventi chirurgici pregressi, nonché la sintomatologia. Se vengono fornite risposte chiare si evita la ricerca di informazioni via web o via canali che non sono scientificamente corrette, ma si rendono anche le persone più autonome nelle proprie scelte alimentari”.
In generale, come riporta anche il testo disponibile gratuitamente, in formato digitale, sul sito di Nestlé Health Science, “per il mantenimento di uno stato di benessere sottolinea Fiorindi la dieta dovrebbe essere caratterizzata dall’apporto di un discreto quantitativo di fibre per una maggior produzione di acidi grassi a corta catena da parte del microbiota intestinale e la produzione di composti bioattivi che hanno azione antiossidante e antinfiammatoria. Tuttavia durante una fase di riacutizzazione precisa spesso la dieta dovrebbe essere modificata sulla base di eventuali sintomi e sulla storia chirurgica. Potrebbe essere necessario evitare o limitare determinati alimenti che poi dovrebbero essere introdotti con gradualità durante periodi di remissione”.
Nel momento in cui la malattia si presenta “in fase attiva e quindi abbiamo dei sintomi intestinali come diarrea, gonfiore addominale o complicanze come stenosi intestinali, dovrebbe essere limitato l’apporto di fibra perché potrebbe peggiorare i sintomi presenti avverte Fiorindi Dovrebbero comunque essere limitati gli alimenti a più alto contenuto di grassi saturi come insaccati, e alimenti ricchi di ricchi di zuccheri semplici che possono peggiorare il sintomo in fase di attività di malattia, ma anche alterare la composizione della flora batterica durante la remissione e, quindi, eventualmente favorire quella che è una riacutizzazione della malattia stessa”.
Nella fase di remissione “deve essere raccomandata il consumo di alimenti di stagione, freschi e non processati, privilegiando quelli ricchi di fibra, pesce e carne freschi, formaggi a più basso tenore di grassi, legumi come secondo piatto più volte la settimana, ma anche frutta secca, in particolare noci, che possono essere più ricche di omega 3. La persona con malattia di Crohn può “avere una vita praticamente normale, considerando che l’entità e la frequenza delle riacutizzazioni possono variare da individuo a individuo. L’educazione alimentare è quindi fondamentale per renderla più consapevole e autonoma nell’alimentazione in modo da migliorare anche la qualità di vita. Del resto conclude le linee guida internazionali raccomandano di offrire un counseling nutrizionale a tutti gli individui con malattia di Crohn”.