(Adnkronos) Alle elezioni europee in Germania la Cdu è tornata “la prima forza politica e a giocare il ruolo che aveva quando c’era la Merkel. Complimenti al collega Merz per questo straordinario risultato. Certo l’avanzata di Afd ci preoccupa”. Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, durante un punto stampa a Berlino.
Poi, a proposito delle eventuali ripercussioni sul sostegno europeo a Kiev che potrebbero avere le sconfitte del presidente francese Macron e del cancelliere Scholz, il titolare della Farnesina dice di escludere “che il fronte europeo” che sostiene l’Ucraina “si incrini perché tutti quanti sanno bene che la difesa del diritto internazionale è un valore”. “Bisognerà vedere anche alla conferenza sulla pace in Svizzera quali passi in avanti si potranno compiere”, aggiunge.
Tajani dedica ancora una volta a Silvio Berlusconi (”è il nostro regalo a lui”) il sorpasso di Forza Italia-Noi moderati sulla Lega salviniana con il 9,6 per cento e fissa il prossimo obiettivo: quota 20 per cento alle politiche. ”Non è stato affatto facile, ma eravamo convinti che il risultato era alla nostra portata, quello che ci vuole protagonisti nello spazio tra la Meloni e la Schlein”, gongola il numero uno azzurro alla sua prima grande elezione dopo la morte del Cav, nella conferenza stampa post voto di stamane nella sede nazionale di via in Lucina. Giusto ad un anno dalla scomparsa del fondatore azzurro, il 12 giugno scorso, il ministro degli Esteri e vicepremier del governo Meloni vede realizzarsi quel 10 per cento pronosticato al B-day di Paestum lo scorso settembre, quando nessuno ci credeva (tanti gli scettici anche in casa propria). E consolida la sua leadership post-Silvio, grazie al ‘profilo rassicurante’, slogan azzeccato di una campagna elettorale ‘centrista’, tutta all’insegna della moderazione.
”Ci abbiamo creduto fino alla fine, cinque anni fa abbiamo fatto l’8,8% nazionale con 6 seggi conquistati, oggi c’è solo da esultare, a maggior ragione perché non c’è più il nostro fondatore Berlusconi”, è il coro unanime di chi si gode la seconda posizione nella coalizione di centrodestra ed è convinto che ”si può fare meglio”. ”Ci davano per morti, molti credevano che dopo la scomparsa del nostro fondatore, le sue idee sarebbero finite nel congelatore, e invece siamo qui, vivi e vegeti”, è il leitmotiv di Tajani e i suoi fedelissimi, scorrendo i dati nazionali, che danno Fi al 9,4% nel Nord Ovest, al 7% nel Nord Est, e al 7,3% nel Centro, mentre al Sud il movimento si attesta al 10,7% e nelle Isole fa il botto con il 20,3%. Numeri che rispetto a quelli delle ultime europee del 2019 (Nord Ovest 8,8%; Nord Est 5,8%; Centro 6,2%; Sud 12,2% e Isole 14,7%) consentono di portare, allo stato, a Bruxelles 7 eurodeputati più 1.
Oltre a Herbert Dorfmann, entrato in quota Svp, Tajani iscrive al gruppo Ppe Letizia Moratti e Massimiliano Salini (entrambi in corsa nel Nord Ovest), Salvatore De Meo, già sindaco di Fondi, il campano Fulvio Martusciello, Giuseppina Princi (primo rappresentante a Strasburgo di Reggio Calabria con quasi 84 mila preferenze), i siciliani Edmondo Tamajo e Marco Falcone. Per il 12 Tajani ha convocato alle 11.30 la segreteria nazionale per fare il punto della situazione. Sul suo tavolo, dunque, c’è la mappa dei voti con la ‘classifica’ delle preferenze che offre un trend positivo, ma non mancano le note dolenti. Se rispetto alle elezioni 2019 al Nord il partito cresce, nel Sud (tranne la Sicilia e la Calabria) ci si aspettava qualcosa di più in alcune Regioni dove, secondo fonti azzurre, avrebbe pesato un combinato disposto di fattori: l’exploit del generale Vannacci, l’effetto di ‘mister preferenze’ come Aldo Patriciello, il primato del Pd con lo tsunami De Caro a Bari e dintorni, e l’assenza di Berlusconi, ‘richiamo’ sempre molto forte nel Meridione.
Dati alla mano, infatti, se Abruzzo e Calabria sorridono con un rispettivo 10,8% e 18%, in Puglia delude il 7,8% (a confronto dell’11,11%), tant’è che il commissario regionale Mauro D’Attis fa mea culpa e promette una riflessione interna: ”Inutile negarlo, ci aspettavamo un dato diverso e più generoso ed è per questo che ci sarà l’occasione di dialogo interno al partito per analizzare il voto”. Arretra il Molise con l’8,4% (era al 15,3% nel 2019), in flessione pure la Basilicata con l’8,9% (5 anni era al 9,6%). Con il 10,8% in Campania il partito arretra rispetto al 13,6% del 2019 ma regge grazie al traino di Fulvio Martusciello, coordinatore regionale e capo delegazione all’Europarlamento, che si conferma tra i più votati in assoluto con circa 100mila preferenze. ”Il partito ha retto, questo risultato è un punto di partenza, non è certo un punto di arrivo”, assicura Martusciello, pronto alla prossima sfida: ”Ora è tempo di prepararci alla madre di tutte le battaglie, la conquista della Regione Campania”.
Esprime soddisfazione Roberto Occhiuto governatore della Calabria che ‘incassa’ l’eurodeputata Princi: ”Con il 18% raggiungiamo un grandissimo risultato: raddoppiamo quasi il dato nazionale e siamo il secondo partito della Regione”. Fi vola in Sicilia. Nelle Isole spicca il recordman di preferenze Tamajo: l’assessore alle Attività produttive del governo Schifani supera i 120mila voti ed è il candidato siciliano più votato, superato nelle liste solo da Giorgia Meloni. Tamajo vince anche la sfida interna con il collega di Giunta, Marco Falcone, che ha la delega all’Economia e ha ottenuto poco più di 100mila consensi. Non la spunta Caterina Chinnici, fortemente voluta da Tajani, sostenuta anche dal Mpa di Raffaele Lombardo, che conta oltre 90mila preferenze.
In Lombardia, una volta roccaforte berlusconiana, i dati definitivi danno Fi al 9,3% dietro la Lega al 13.1% e Fdi, prima forza, al 31,8%. ”In Lombardia abbiamo sfiorato la doppia cifra, un risultato di cui siamo estremamente soddisfatti e orgogliosi”, scrive Alessandro Sorte, segretario regionale forzista, che fa i “complimenti” a Moratti e Salini, eletti al Parlamento europeo con “un’importante affermazione personale”. L’ex sindaca di Milano, candidato più votato in tutte le regioni del Nord dopo il capolista Tajani con 42mila preferenze, esulta: ”Siamo andati oltre le aspettative”. L’uscente Salini, invece, incassa 36mila 500 preferenze. Dispiace per il risultato Arcore, luogo simbolo del berlusconismo, dove Fi è solo terza. In ripresa il trend nel Veneto. Per l’ex leghista e sindaco sceriffo di Verona Flavio Tosi ”il partito cresce in tutto il Nord rispetto alle ultime europee del 2019, ma in Veneto l’aumento è decisamente più alto visto che passiamo dal 6% di cinque anni fa all’8,6% di oggi”.