giovedì, Marzo 28, 2024

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Estorsione, assolto il direttore di Telejato Pino Maniaci

Pino Maniaci, giornalista dell’emittente televisiva locale Telejato di Partinico ed ex icona antimafia non è un estorsore. A distanza di cinque anni dall’inchiesta che lo ha investito, questa sera, è arrivata l’assoluzione piena dall’accusa di estorsione. Mentre è arrivata la condanna a un anno e 5 mesi per diffamazione. Si è concluso così, poco prima delle 18.30, dopo più di sette ore di camera di consiglio, il processo al giornalista che, senza sapere di essere intercettato, si prendeva gioco dei premi antimafia che gli venivano assegnati. Come quella volta che disse alla sua amica del cuore: “Mi hanno invitato dall’altra parte del mondo per andare a prendere il premio internazionale del cazzo di eroe dei nostri tempi”. E uno di quei premi era intitolato a Mario Francese, giornalista palermitano ammazzato dalla mafia. “Io ho un linguaggio molto scurrile – dice aoll’Adnkronos lasciando il Palazzo di giustizia – ma le assicuro che per un giornalista essere accusato di estorsione è veramente terribile”. 

Al termine della requisitoria il sostituto procuratore Amelia Luise, che oggi era presente in aula. aveva chiesto per il giornalista dell’emittente partinicese la condanna a undici anni e mezzo di carcere. Ma il giudice monocratico Mauro Terranova non ha accolto la richiesta. Maniaci, attraverso i suoi difensori, gli avvocati Antonio Ingroia, ex Procuratore aggiunto di Palermo, e Bartolomeo Parrino, ha sempre respinto ogni accusa. Secondo la Procura, Maniaci avrebbe chiesto delle somme di denaro ai sindaci dei Comuni di Partinico e Borgetto, rispettivamente Salvo Lo Biundo e Gioacchino De Luca, in cambio di una linea più “morbida” della sua emittente. E sempre secondo l’accusa avrebbe imposto a un assessore di Borgetto, Gioacchino Polizzi, l’acquisto di duemila magliette col logo della sua emittente. Nel corso dell’arringa difensiva l’avvocato Antonio Ingroia aveva puntato il dito contro il sistema che “impunemente macchia la vita e l’onore di una persona”. Oggi è arrivata la sentenza. Per il giudice non ci fu quell’estorsione.  

E oggi Maniaci torna al suo linguaggio scurrile e sbotta: “La Procura di Palermo ci fa una figura di m… Io in questi anni sono stato distrutto, volevano distruggere la mia televisione ma non ci sono riusciti. E continuerò a fare il giornalista”. Mentre l’avvocato Parrino gli raccomanda di stare “attento alle parole”. “Sono stati cinque anni difficili ma ora o castello di accuse si è disgregato – dice Maniaci- L’accusa di estorsione per un giornalista è molto pesante. La richiesta a 11 anni e mezzo come un Marcello Dell’Utri era assurda”. “Per uno che ha la coscienza a posto e sa di non avere mai fatto alcuna estorsione – aggiunge – è stato pesante, ha macchiato l’immagine di una tv”. Maniaci era considerato un simbolo dell’antimafia. “Ma io non mi ci sono mai sentito, era una etichetta che mi avevano appioppato- dice – credo che tutti i giornalisti siano contro la mafia. Certo, quella immagine perduta non la riprenderemo più. Noi facevamo venire giovani a fare esperienza nella Nostra tv, una cosa meravigliosa”. 

L’avvocato Bartolomeo Parrino lasciando il Tribunale spiega: “Questa sentenza è una grande vittoria. Lo stralcio della posizione di Maniaci la otteniamo dopo una dura battaglia. Le diffamazioni vengono aggregate in maniera stranissima e sono delle meteore in questo processo. Si è voluto distruggere una immagine, che era quella di Telejato, che nel bene e nel male, è stato un punto di riferimento per chiunque cercava giustizia”. 

E Antonio Ingroia non ha dubbi: “I guai di Pino Maniaci sono iniziati con le sue inchieste su Silvana Saguto. Ora la Saguto è stata condannata a una pena pesante e Maniaci è stato assolto. Maniaci 2-Saguto 0”. E aggiunge: “L’accusa era campata in aria, io ho fatto pure il pm e una cosa del genere non l’avrei mai fatta. Inoltre quella richiesta della procura a undici anni e mezzo di carcere era indecente”. “Adesso si ristabilisce la fiducia nella giustizia del tribunale di Palermo”, ha aggiunto Ingroia. “A me la parola persecuzione giudiziaria non piace ma sicuramente c’è stata una esagerazione è una enfatizzazione dell’accusa”, ha aggiunto. Poi, in serata, Ingroia dice: “Giustizia è fatta. Dopo sei anni di un indecente linciaggio mediatico finalmente è arrivata la sentenza che ha assolto Pino Maniaci da tutte le accuse di estorsione che lo avevano ingiustamente inchiodato e distrutto in questi sei anni”. “Dopo una inaudita richiesta di pena per undici anni e mezzo, richiesta che solitamente si riserva ai delinquenti più spregevoli, finalmente giustizia è fatta- dice – Ma Pino Maniaci ha diritto non solo a che gli venga risarcito il danno subito, ma che gli vengano restituiti sei anni di vita distrutta, l’onore e la reputazione professionale indegnamente cancellata”.  

“Quella di oggi è una sentenza che riconcilia i Cittadini con la Giustizia del Tribunale di Palermo, ma sei anni di gogna mediatica restano e sono troppi e costituiscono un atto di accusa contro chi lo ha accusato, alcuni con leggerezza, altri con strumentalità, altri ancora in malafede – dice – Ne è una dimostrazione il fatto che il Tribunale, assolvendo oggi Pino Maniaci, ha anche ordinato la trasmissione alla Procura di un verbale dibattimentale di uno dei suoi accusatori che si era costituto parte civile contro di lui- spiega -Una cosa è certa, i guai di Pino Maniaci sono iniziati dal momento in cui ha cominciato ad indagare sulle distorsioni del Tribunale Misure di Prevenzione di Palermo, quando questo era presieduto dalla Dottoressa Silvana Saguto”. 

Poi, dice all’Adnkronos, “il ruolo del pubblico ministero è molto delicato, con tempi della giustizia molto lunghi. Il pm ha una responsabilità molto imponente, ha un dovere nei confronti dei cittadini per usare tutto il rigore. E questo non è accaduto a Palermo. E’ stata un’accusa poco rigorosa e poco attinente ai fatti”. E da pm lo pensava pure? “Sì, a mentre noi venivamo accusati di essere giustizialista noi eravamo molto più garantisti della Procura di Palermo di oggi”. (di Elvira Terranova) 

 

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