(Adnkronos) Il quarto caso umano di influenza aviaria collegato all’epidemia tra le vacche da latte negli Usa, confermato dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), “sulla base delle informazioni disponibili in questo momento non cambia l’attuale valutazione del rischio” che l’infezione rappresenta “per la salute umana”. Rischio che l’agenzia federale considera “basso. Tuttavia, questo sviluppo sottolinea l’importanza delle precauzioni raccomandate alle persone esposte ad animali infetti”, che “corrono un rischio maggiore”. Lo hanno ribadito i Cdc, comunicando l’identificazione di un nuovo caso umano di influenza aviaria ad alta patogenicità Hpai A(H5), in un lavoratore di un’azienda lattiero-casearia del Colorado, dove si erano registrati bovini positivi al virus A(H5N1).
La persona contagiata, che “ha riferito solo sintomi oculari, ha ricevuto un trattamento” antivirale “con oseltamivir ed è guarita”, ha informato l’organismo sanitario americano. In precedenza si erano infettate altre 3 persone, sempre operatori del settore, una in Texas e 2 in Michigan. “I Cdc hanno tenuto sotto stretta osservazione i sistemi di sorveglianza dell’influenza, in particolare negli stati colpiti” dall’epidemia negli allevamenti, “e non hanno rilevato alcun segno di attività influenzale insolita nelle persone”, ha assicurato l’agenzia.
Il lavoratore contagiato in Colorado, hanno spiegato i Cdc, “era monitorato perché esposto per la sua attività professionale a bovini infettati dal virus H5N1. Ha segnalato sintomi ai funzionari sanitari statali, ma i test sono stati inconcludenti. I campioni inviati ai Cdc per ulteriori analisi sono risultati positivi per l’influenza A(H5)”.
Resta da capire di quale sottotipo N sia il patogeno: “La designazione della neuraminidasi del virus è in attesa di sequenziamento genetico presso i Cdc”, ha precisato l’ente. Inoltre “sono in corso tentativi di sequenziamento del virus nel campione clinico, che in caso di successo saranno resi disponibili entro 1-2 giorni”. Infine, “ulteriori analisi genetiche cercheranno eventuali modifiche del patogeno, che potrebbero cambiare la valutazione del rischio da parte dell’agenzia”.
I Cdc rilanciano alcune raccomandazioni, evidenziando che seguirle “è fondamentale per ridurre il rischio individuale e contenere il rischio complessivo per la salute pubblica”.
L’agenzia ricorda che “le persone dovrebbero evitare esposizioni ravvicinate, lunghe o non protette ad animali malati o morti, inclusi uccelli selvatici, pollame, altri uccelli domestici e altri animali selvatici o domestici (comprese le mucche). Dovrebbero anche evitare esposizioni non protette a escrementi di animali, lettiere, latte non pastorizzato (crudo) o materiali vicini o a contatto con uccelli o altri animali con virus A(H5N1) sospetto o confermato”. Dispositivi di protezione individuale sono consigliati ai lavoratori del settore lattiero-caseario.